Magic Marquez by Claudio Costa Luca Delli Carri

Magic Marquez by Claudio Costa Luca Delli Carri

autore:Claudio Costa, Luca Delli Carri [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Misano, Gran Premio di San Marino e della Riviera

di Rimini

Dal circuito di Silverstone, velocissimo, tanto da rivaleggiare con la leggendaria Monza (oggi purtroppo esclusa dal calendario del MotoGP, come la mia amata Imola) in quanto palestra del coraggio per i piloti delle due ruote, il Motomondiale approda sulle rive dell’Adriatico, in un luogo altrettanto simbolico: la Romagna, la terra dei motori. Qui mio padre ha regalato corse magnifiche e ha costruito un circuito tra i più belli del mondo, dove i più grandi piloti della storia sono venuti a sfidarsi e di cui conservo tantissimi ricordi.

Il giorno del mio arrivo nel paddock di Misano, mentre parcheggio l’automobile all’ombra della Clinica, mi sovviene l’immagine del volto di Renzo Pasolini. Questa volta è un ricordo dolce, slegato dalla tragedia che l’ha visto protagonista insieme a Jarno Saarinen a Monza. Anche Pasolini, come Márquez, aveva un sorriso che incantava, e occhi che dietro le lenti spesse degli occhiali raccontavano la gioia che provava ogni volta che inforcava la moto.

In Italia c’è stato un momento, dopo che Mike Hailwood ha deciso di passare alle automobili, in cui il pubblico si è diviso in due fazioni: pro Agostini e pro Pasolini. È stata una delle ultime grandi rivalità tra piloti italiani di moto. Renzo era fortissimo quando era bagnato dagli spruzzi dell’Adriatico, protetto dagli dèi della sua Romagna. A volte era addirittura imbattibile. Fuori dei confini della sua terra il suo talento si indeboliva, perché non aveva più la protezione degli dèi di casa. Ricordo che la mattina della 200 Miglia di Imola del 1973 aveva la febbre a 41°. Provai a curarlo con gargarismi, aerosol e toccature in gola con farmaci che più amari non ce ne potevano essere. Scese in pista per la gara, ma dopo qualche giro si fermò. Dopo essersi levato gli occhialoni da corsa, mi guardò con uno dei suoi tipici sorrisi e mi disse: «Potevo continuare, ma mi sono fermato perché di ogni pilota ne vedo tre e mi sono stufato di superarli».

A Misano, nel warm up Márquez cade e si fa molto male. Ha provato alcune cose nuove e non gli è andata bene. Viene subito alla Clinica per attenuare i dolori al tronco e al dorso. Scorgo un’ombra sul suo volto, non l’avevo mai vista prima né mai più la vedrò. Probabilmente, non sapeva spiegarsi il motivo della caduta. Era preoccupato, e più di lui lo era il suo manager.

Gli dico: «Marc, cerca di capire le cause della tua caduta». Me l’aveva insegnato un altro grande pilota del passato, John Surtees, nove volte campione del mondo in motocicletta e una in Formula 1. Un giorno gli chiesi se c’era qualcosa che avrebbe potuto indurlo a smettere di correre, e John mi aveva risposto: «Quando cadrò senza riuscire a spiegarmi il perché». Per un pilota, conoscere i motivi per cui è caduto è fondamentale, e forte di questa esperienza con Surtees l’ho trasmessa a Márquez.

L’allievo, com’è ormai sua abitudine, recepisce i consigli e stupisce il «maestro». All’inizio della



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